Tumore alla mammella
La prevenzione del tumore alla mammella
Il carcinoma della mammella è il secondo per frequenza e il secondo per mortalità tra le donne nei paesi occidentali: in Italia si ammalano circa 30.000 donne ogni anno, mediamente una su 20 entro i 70 anni di età, e la probabilità di ammalare cresce con l’età.
La mortalità per questo tumore è invece in progressiva diminuzione e molto si deve ai programmi di screening, principalmente alla mammografia, che per le donne tra i 50 e i 70 anni seguite regolarmente ridurrebbe ben del 35% la probabilità di morire per cancro della mammella. L’efficacia della mammografia nella diagnosi precoce del tumore è stata ripetutamente dimostrata fin dagli anni sessanta.
Il carcinoma della mammella, infatti, è uno di quei tumori che, se diagnosticato e trattato precocemente, ha buone possibilità di essere curato. La maggioranza delle donne con un tumore piccolo che viene trattato subito sopravvive e non morirà di quel tumore.
La mammografia è un esame radiologico che dura pochi minuti e utilizza raggi x. La quantità di radiazioni emessa dai mammografi è oggi ridotta rispetto ai primi anni, soprattutto nei macchinari più recenti; la mammella viene compressa tra due superfici e radiografata in due proiezioni. L’esame è semplice e veloce, ma può essere fastidioso e anche un poco doloroso. La lettura è affidata a un radiologo che è più esperto se legge un numero alto di esami e lavora in centri sottoposti a controlli e aggiornamento continui.
La mammografia, quando?
In considerazione dei dati scientifici, anche in Italia il Ministero della Salute ha avviato programmi di screening tramite mammografia per le donne tra i 50 e i 70 anni con radiologi preparati e costantemente aggiornati, doppia lettura dell’esame e richiamo periodico delle donne ogni due anni. E’ importante ricordare che una mammografia negativa non rappresenta una protezione, ma è il controllo periodico che riduce la mortalità e spesso consente piccoli interventi e terapie meno pesanti. E’ opportuno quindi segnarsi le scadenze, come per il Pap test.
Si sta valutando di estendere gli screening anche per i cinque anni oltre i 70 anni, mentre è molto discusso quale sia l’approccio più utile per le donne tra i 40 e i 49 anni.
Quello che rende complicato decidere che cosa fare è la struttura della mammella, un tessuto che diventa progressivamente meno denso con l’andare del tempo; mano a mano che il tessuto ghiandolare si riduce a favore di grasso e tessuto fibroso. Poiché nella fascia di età tra i 40 e i 50 anni la densità del tessuto della mammella è maggiore che dopo la menopausa, la mammografia non “vede” altrettanto bene e un piccolo tumore può sfuggire.
I dati confermano che la riduzione della mortalità con la mammografia fatta sotto i 50 anni è infatti meno importante, inoltre sono più frequenti i noduli benigni con un rischio di maggior carico d’ansia, esami e chirurgia eccessivi. I tumori maligni in giovane età sono spesso più aggressivi e possono quindi sfuggire allo screening biennale in uso nelle donne oltre i 50 anni. Contro chi propone uno screening più ravvicinato tra le donne più giovani, esistono dati infine che paiono suggerire che, oltre alla scarsa affidabilità diagnostica nelle donne sotto i 50 anni, vi sia un incremento del rischio associato alle radiazioni assunte con la mammografia fatta ripetutamente. Tutto sommato, se non pare quindi opportuno effettuare uno screening di massa con la mammografia sotto i 50 anni, può essere indicata come approfondimento in casi selezionati.
D’altra parte anche il valore dell’ecografia, oggi molto gettonata, non ha ancora raccolto dati che ne confermino l’affidabilità nel ridurre l’effettiva mortalità per questo tumore in quanto può allarmare per noduli benigni e non riconoscere piccoli tumori maligni. Non è quindi corretto ricorrere all’ecografia come screening, ma piuttosto come integrazione dell’esame clinico o della mammografia. L’ecografia rimane per esempio indicata nell’approfondimento della natura di noduli della mammella palpabili alla visita. La diagnosi ecografica di cisti o di nodulo solido permette di programmare eventuali altri esami diagnostici, come l’aspirazione di cellule con un ago per lo studio citologico.
Cosa fare prima dei 50 anni?
Alle donne che non abbiano familiarità per tumore della mammella o una storia precedente di tumore, gli esperti consigliano semplicemente un esame clinico regolare, l’autopalpazione appena dopo le mestruazioni ogni mese e l’approfondimento del singolo caso con eventuali altri esami a giudizio del medico. Ogni donna può essere aiutata dal proprio medico, o dal ginecologo, o eventualmente dal senologo, a valutare nel complesso il rischio familiare, l’assunzione di farmaci come l’eventuale terapia sostitutiva dopo la menopausa (che comporta un piccolo aumento di rischio di sviluppare il tumore), la storia ginecologica e la struttura della mammella per un corretto monitoraggio della salute.
Autore: Dott.ssa Silvia Muggia Co.S. Consorzio Sanità